Tra i sistemi a cappotto più economici e più prestazionali resta sempre l’EPS. Un po’ come avviene per il serramento: il PVC è economico e prestazionale.
Come ripeto sempre, il cappotto in EPS
- contiene molto bene le dispersioni invernali,
- è meno bravo nel suo comportamento acustico
- ed è molto meno bravo nella protezione dal caldo.
Cosa significa questo?
il comportamento estivo dell’EPS
Significa che il cappotto in EPS ci scalda la casa d’estate? No, significa che se sto progettando devo capire lo sfasamento estivo che garantisce già di per sé il paramento murario esterno:
- se questo valore è già discreto o sufficiente ho semaforo verde per continuare a ragionare sul cappotto in EPS,
- altrimenti è meglio valutare un materiale isolante diverso e che sia più efficace contro il surriscaldamento estivo.
Se il budget disponibile per il cappotto non mi permette di usare un materiale più adatto alla protezione dal caldo dovrò almeno dirigermi sul pannello in EPS grigio, quello additato con grafite. Se vuoi approfondire l’argomento grafite puoi leggere il mio precedente articolo.
Come è prodotto l’EPS?
A grandi grandi linee ecco il processo produttivo:
I granuli di polistirene espandibile (cioè l’EPS) vengono trasformati in schiume di polistirene espandibile che nelle loro forme finali contengono circa il 95% e oltre di aria in volume.
Ecco perchè il pannello in EPS ha una conduttività termica così bassa: ha una struttura cellulare chiusa, composta per il 98% da aria e che che se ne parli male dal punto di vista della traspirabilità… (- la casa è chiusa in un sacchetto di plastica -) l’EPS è invece permeabile al vapore acqueo (è traspirante) ed è impermeabile.
EPS e la resistenza al fuoco
L’EPS, composto di carbonio e idrogeno, è in effetti un materiale combustibile. Oltre i 230-260° C emette vapori infiammabili, e a 450-500 ° C si accende, ma con additivi la propagazione smette se non c’è più fiamma che innesca la combustione.
un processo chimico che porta alla formazione di una catena polimerica
Una catena polimerica è una molecola costituita da molte parti uguali.
Durante la polimerizzazione dello stirene monomero, si aggiungono agenti espandenti (pentano) e altre sostanze per migliorare la resistenza al fuoco e si ottiene il polistirene espansibile in forma di piccolissimi granuli di aspetto vetroso, cioè la base di partenza per produrre semilavorati espansi in EPS: sono dei granuli vetrosi (perle) con densità di ben 1030 kg/m3.
dopo l’espansione
Le perle vengono riscaldate a 100°C circa, il polistirolo si combina con l’agente espandente e gli altri additivi in uno stampo (qui gli ingredienti si trovano in uno stato fuso). Quando si raffredda, si indurisce nella forma espansa.
Pensate che i granuli, dopo la vaporizzazione dell’agente espandente, si gonfiano fino a 20-50 volte il loro volume iniziale. All’interno delle perle si forma una struttura cellulare chiusa (caratteristica ideale per l’ isolamento termico).
Più lungo è il riscaldamento della miscela e più espansione si ottiene e meno densità apparente avrà l’EPS.
E senza approfondire nei minimi particolari il processo produttivo dell’EPS eccoci allo stampaggio a blocchi e al taglio delle lastre.
la produzione dell’EPS è energivora?
Mi sembra proprio di no e ho letto che in soli 4 mesi si compensa tutta l’energia necessaria per la produzione di pannelli. Facciamo anche 8, mi sembra un buon dato. Meglio bruciare il petrolio 1 sola volta in facciata piuttosto che in casa ogni inverno – diceva un tale.
c’è Stirene nell’aria
Il monomero di partenza del processo di polimerizzazione finisce in casa nostra? C’è baruffa nell’aria?
Prima di tutto chiariamo che
- non ho mai progettato o consigliato l’EPS per un isolamento interno: per una parete fredda che si vuole isolare internamente ci sono un’infinità di materiali più adatti e migliori come comportamento in ambiente indoor (beh, un infinità… ce n’è qualcuno).
Lo Stirene ancora intrappolato nel pannello isolante in EPS se ne va nelle prime settimane di vita, dopo 3 settimane si può misurare la diminuzione della concentrazione di stirene in un ambiente chiuso. L’EPS è un po’ come il vino, meglio che non sia troppo giovane!
EPS fa rima con salute?
E’ molto attuale parlare di qualità dell’aria degli ambienti interni eppure vedo che la gente si porta in casa, oltre ai prodotti da costruzione di ogni tipo, qualsiasi cosa senza riflettere – dai profumini per gli ambienti, ai colori, ai mobili, ai prodotti in plastica di superbasso costo… senza batter ciglio.
L’Unione Europea meriterebbe un’ armonizzazione delle dichiarazioni sulle emissioni indoor dei prodotti da costruzione. Intanto i francesi, sulla base dell’emissione di alcune sostanze elencate nel decreto francese, tra cui oltre ai VOC figura lo stirene ha dato ai pannelli isolanti in EPS un’etichetta di classe A+
Mi fa piacere leggere questa etichetta perchè in tutti i casi dove per ragioni economiche posso e devo utilizzare l’EPS come materiale per isolamento a cappotto mi sento più tranquillo.
Continuerò comunque a non consigliare un isolamento interno in EPS, e non tanto per la fifa dello stirene in casa, ma per il fatto che sul lato interno è sempre più adatto un isolamento con materiali molto igroscopici e molto traspiranti. Potete leggere il mio vecchio articolo Isolamento interno: meglio materiali igroscopici, traspiranti e capillari.
Tutti noi abbiamo l’esperienza del fare la spesa: con il monomero stirene abbiamo quotidianamente a che fare per colpa degli imballaggi alimentari. Il packaging alimentare fa bene alla nostra salute? Speriamo non troppo male.
Vale sempre la stessa cosa: in fin dei conti sono sempre i lavoratori i più esposti allo stirene e non chi abiterà la casa nuova.
EPS in edilizia è usa e getta?
Ho usato personalmente l’EPS con grafite, quindi mi auguro che sia stato un investimento longevo. In ogni caso sembra che l’EPS possa garantire le sue prestazioni termiche per un periodo illimitato.
copywriter, content creator & web editor – Federico Sampaoli consulente tecnico per l’isolamento termico dell’involucro edilizio
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