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isolamento interno - Isolamento esterno o isolamento interno e il comportamento inerziale 1

Isolamento esterno o isolamento interno e il comportamento inerziale

20 risposte

Progettare la stratigrafia di una parete significa determinare per sempre il comportamento energetico dell’edificio. La scelta dei materiali e la posizione degli strati che rappresentano l’elemento opaco (strutturali, di isolamento e di finitura) hanno un’enorme influenza – non tanto sul contenimento delle dispersioni invernali, quanto… andiamo a scoprirlo:

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La trasmittanza U della parete ci parla della dispersione (ed è sufficiente inserire uno strato isolante per migliorare questo dato espresso in W/mqK) ma è l’inerzia termica a decidere il comfort (la sensazione di non essere molto disturbati dalle variazioni di temperatura esterna: si sta sempre bene).

L’inerzia termica va a braccetto con la massa (kg/mc) e il calore specifico (J/kgK) proprio perchè questi materiali capacitivi riescono a rallentare e accumulare il calore. E questa capacità è utile d’inverno ma è importante anche d’estate. L’investimento è interessante: ne godremo 12 mesi all’anno, quindi progettare meglio non significa sperperare il capitale in materiali nobili, significa investire in materiali utili evitando quelli sbagliati per il clima mediterraneo.

Clima mediterraneo?

a parte gli edifici in zona climatica F (F come freddo) siamo tutti nella stessa barca: il caldo d’estate si fa sentire e abitare in un forno significa dipendere dagli impianti di climatizzazione per sempre.

Per proteggere l’ambiente dal caldo estivo sapete che la stratigrafia deve essere capace di smorzare e sfasare l’ampiezza dell’onda termica – quindi è utile disporre di una buona massa superficiale (kg/mq) e inserire nella stratigrafia materiali isolanti con elevato calore specifico (J/kgK) (proprio quei materiali che assorbono molto calore e poi lo cedono lentamente).

stupido leggere solo il valore di trasmittanza termica U

Per scegliere una stratigrafia è quindi abbastanza stupido leggere solo il valore di trasmittanza termica U che è una proprietà termica stazionaria. Vi dimostro subito la stupidità:

Immaginate che io venga a casa vostra con un enorme pannello isolante in EPS con grafite (molto performante se leggiamo la sua conduttività termica espressa in W/mK) e invece di isolare la vostra casa dall’esterno io entri in camera e ve lo appiccichi sulla parete più fredda che avete:

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cosa succederà? il pannello forse non isolerà? certo che isolerà! (lui non capisce dove è stato posato, quindi esplica la sua funzione coibente in qualsiasi situazione 😉

che io vada ad isolare la parete fredda sul lato interno o che io lo faccia sul lato esterno, sempre la stessa trasmittanza U otterrò!

Ricordiamoci che la trasmittanza termica U ci dice solo quanta dispersione termica (espressa in Watt) attraversa 1mq della nostra parete.

Riassumendo, ottengo una trasmittanza termica U 0,210 W/m2K sia isolando internamente che esternamente con lo stesso spessore di isolante.

A titolo di esempio prendiamo una parete in blocchi semipieni (percentuale di foratura 45%)  POROTON® 800 caratterizzati da una massa volumica lorda di circa 860 kg/m3 e spessore 30cm (idonei alla realizzazione di murature portanti in qualsiasi zona sismica) e un isolante molto diffuso: l’EPS grigio, con grafite, spessore 10cm.

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Nelle due stratigrafie cambierà solo la posizione dell’isolante e nient’altro:

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Il comportamento inerziale è completamente diverso:

se ho l’isolante in casa e la massa all’esterno, la stratigrafia non si comporta altrettanto bene: infatti ha una Capacità termica periodica del lato interno (la capacità areica interna [kJ/m2K]) molto bassa: solo 11,1 ? rispetto ai fantastici 46,3 ?!

Se avete qualche stratigrafia nella vostra documentazione cercate questo dato nei calcoli e verificate se avete una capacità areica interna ottimale (>40 ?).

  • isolamento sul lato esterno:

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  • isolamento sul lato interno:

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Con un’analisi dinamica oraria (La norma europea per il calcolo dinamico orario è la UNI EN ISO 52016 2018) si possono leggere le temperature interne e il loro andamento: nel caso dell’isolamento interno (lasciamo da parte la climatizzazione per vedere bene come si comporta l’involucro d’estate) si subiranno sempre temperature più elevate e variazioni più ampie.

Avere una temperatura interna più alta di 2-3°C non è una cosa da sottovalutare! quindi l’inerzia termica che è capace di offrire la soluzione con la massa sul lato interno con un sistema a cappotto esterno garantisce immediatamente un comfort migliore con temperature interne più contenute e minori oscillazioni.

E naturalmente anche in inverno la temperatura interna rimane più costante e quindi più confortevole.

Ricapitolando,

componendo una stratigrafia bisogna tenere in alta considerazione l’accumulo termico (temperature interne più costanti e confortevoli) come la Resistenza termica (protezione dalle variazioni del clima esterno).

Avete una stufa? riflettete un secondo sul suo comportamento:

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  • nel caso sia un modello con grande accumulo, finita la fiamma, non cessa di riscaldare 🙂 , quindi offre molto più comfort rispetto ad una stufa leggera (con accumulo = perfetta per una casa molto disperdente),

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  • nel caso sia una stufa leggera senza elementi di accumulo, dà velocemente grande soddisfazione per il suo veloce e forte potere radiante, poi quasi nulla, perfetta per una casa molto isolata 😉

Chi è convinto che molto isolamento termico sia di fatto la sola variabile che governa il comfort in periodo estivo ha certamente tenuto in alta considerazione il progetto di proteggere l’ambiente interno dalle elevate temperature esterne dovute alla radiazione solare, ma ha dimenticato l’influenza degli apporti interni di energia! Anche quelli influenzano le temperature interne e portano l’ambiente indoor verso il surriscaldamento, quindi una massa interna protetta dalla radiazione solare è molto utile per accumulare energia in eccesso.

Ecco i 3 valori da tenere sempre sotto controllo ragionando sulla stratigrafia in progetto, l’ A B C:

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E’ una lode all’edificio in muratura tradizionale, certo, ma una stratigrafia ben progettata può offrire grandi prestazioni in tutte le stagioni anche a

  • edifici leggeri in legno
  • edifici isolati sul lato interno
  • ed edifici costruiti con laterizi rettificati ad altissime prestazioni.

L’analisi degli strati, delle masse e dei relativi spessori permette tutto questo ed altro ancora: in una sola parola… il comfort estivo.


federico sampaoli espertocasaclima

copywriter, content creator & web editor – Federico Sampaoli  consulente tecnico per l’isolamento termico dell’involucro edilizio

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20 risposte a “Isolamento esterno o isolamento interno e il comportamento inerziale”

  1. @ fabrizio

    quando si sentirà pronto, io ci sarò.

  2. Avatar FABRIZIO
    FABRIZIO

    Grazie Architetto Sampoli, il suo modo di spiegare è molto chiaro e pragmatico. Trovato molto sensato il ragionamento di risparmiare sugli impianti dal momento in cui l’abitazione avrà ridotto le dispersioni termiche e avrà meno necessità di un impianto performante. Tutto dipenderà dalla scelta che sull’isolamento interno che andrà scelto e pensato con cura.

  3. @ fabrizio

    con la quota interna di soli 270cm probabilmente si deve demolire un certo spessore di solaio per posare un radiante a pavimento.
    immaginando che l’impianto di riscaldamento abbia più di 40anni vale la pena riprogettarlo ma non necessariamente a pavimento che è la soluzione ideale per una casa molto disperdente e molto bisognosa di comfort.
    dopo un intervento di isolamento interno già la casa sarà molto diversa.
    ma senza entrare nelle mie incompetenze di progettazione di impianti:
    è un bel progetto un isolamento interno con serramenti nuovi, specialmente se si riesce a progettare una minima ventilazione meccanica che almeno gestisca la zona notte e i bagni: sarà certamente possibile aggiungere qualche canale e ottenere un flusso d’aria virtuoso con una vmc doppio flusso canalizzabile.

    la partita dell’isolamento si giocherà sui materiali scelti (qualità salubrità spessore e finitura) e sui dettagli del nodo finestra e dei ponti termici (i risvolti dell’isolante)

    la partita degli impianti si giocherà nella decisione “full electric”, quindi:
    o costosa pdc con radiante costoso sul demolito
    o costosa pdc con termosifoni tubolari bianchi poco costosi (e dinamici)
    fotovoltaico da dimensionare.

    in base alla capienza irpef e alle agevolazioni fiscali si potrebbe anche decidere di dividere in 2 la ristrutturazione:

    primi 10 anni di agevolazioni dedicati ai lavori interni e all’isolamento e alla vmc e cucina induzione (che consuma pochissimo): sostituzione della caldaia attuale con una ad alta efficienza a condensazione

    prossimi 10anni di agevolazioni dedicati agli impianti: pdc 2033 + accumulo acs + FV + wallbox per auto elettrica

  4. Avatar FABRIZIO
    FABRIZIO

    Grazie per la sua risposta e mi spiego meglio
    – L’abitazione al momento non è abitata, quindi possiamo intervenire con la ristrutturazione in tutta tranquillità.
    – la quota del pavimento attuale è di 2,7 m.
    – Attualmente è presente un impianto di riscaldamento tradizionale caldaia alimentata a metano e radiatori.
    – Fuochi cottura elettrici subito, auto elettrica al momento no.
    – Nell’abitazione di 100 mq abiterà 3 persone e si trova in un piccolo paese.

  5. @ fabrizio

    grazie per leggermi e seguire i video che poi sono dei podcast…

    lei sta facendo un progetto di lungo lungo termine, e dalla descrizione è pronto ad un lavoro veramente importante e costoso, anche perchè gli impianti descritti sono una grossa voce di spesa! altro che il pannello in calcio silicato!

    ha anche parlato di un radiante a pavimento dinamico, benissimo, è quel che ci vuole, ma la quota del pavimento attuale?

    credo di non aver capito esattamente lo stato di fatto: nel senso che, usciamo di casa e facciamo tutti i lavori? è proprio necessario?
    l’impianto di riscaldamento attuale come è fatto?
    l’intenzione è avere una casa elettrica? e poi un’auto elettrica?
    siamo in città o fuori città?
    possiamo usare la legna o no?
    quanti siamo a vivere in questi 100mq+50?

    ci sono così tanti aspetti su cui ragionare per rifarsi un abito su misura…
    certo che io non la condannerei a vivere 30anni dentro a del cartongesso con la lana di roccia 🙂

  6. Avatar FABRIZIO NEPI
    FABRIZIO NEPI

    Buongiorno e mi scuso preventivamente se uso questo strumento per porle alcune domande, ma consultando il web, ho rintracciato il suo blog e la sua pagina yuotube e ho trovato le sue analisi molto interessanti.

    Nel breve periodo vorrò ristrutturare una abitazione di circa 100 mq posta al piano primo, all’interno di un complesso edilizio, dove al piano terra c’è una abitazione di 50 mq e dei fondi non riscaldati e al secondo e ultimo piano un’altra abitazione di circa 100 mq, riscaldata.
    Tutte le pareti dell’abitazione confinano con l’esterno.

    L’abitazione è stata costruita a fine degli anni 80, si trova in Zona Climatica D.
    Le pareti esterne sono di due tipologie: intonacate (intonaco 20+blocco forato 250+intonaco15) e mattone faccia vista (intonaco20+blocco forato200+mattone pieno80). Porte e finestre non sono mai state sostituite e quindi di fine anni 80, mentre il sistema di riscaldamento era composto da caldaia e radiatori.
    Classe Energetica dell’edifico G.

    Il mio obbiettivo vorrebbe essere quello di rendere l’abitazione meno energivora possibile, che possa diventare sostenibile ambientalmente e economicamente gestibile. Dovendo viverci presumibilmente i prossimi 30/40 anni.
    Sarò l’unico a ristrutturare l’abitazione, le altre abitazioni non avranno interventi.

    L’invertenti che avevo pensato sono composti da:
    a) Cappotto interno (non potendo fare il cappotto esterno, e questo sarà il tema della mia domanda)
    b) Sostituzione degli infissi e portoncino d’ingresso
    c) Impianto composto da:
    – Pompa di Calore per l’alimentazione dell’impianto di riscaldamento e produzione di ACS;
    – Impianto a pavimento a secco fresato tipo Eurotherm. Non tanto per sopperire a problemi di altezza, ma perché abitando la casa nei giorni lavorativi dal pomeriggio alle 15.00/18.00 fino alla mattina dalle 07.00/9.00, con l’impianto a secco avrei con una minore inerzia termica del pavimento e una maggiore velocità di messa in funzione, con un tempo di utilizzo della Pompa di Calore ridotto.
    Giusto ? Da Considerare un tempo di accensione dell’impianto di 6-8 ore/giorno.
    – Vorrei completare l’impianto con l’installazione di un impianto FTV, correttamente dimensionato.

    Come lei spiega “+INVOLUCRO e – IMPIANTI” , avere una abitazione con meno dispersione mi darà la possibilità di gestire meglio gli impianti (PdC più piccola, Ftv più piccolo, Impianto Radiante più reattivo, con un T° di ritorno più bassa, un COP maggiore etc etc).
    Prima tappiamo il buchi nel secchio e poi decidiamo con quale liquido riempirlo.

    Qui nascono le mie perplessità sul cappotto interno dopo aver visto il suo blog e i suoi video.

    Mi è stato proposto di inserire il cappotto interno nelle pareti a NORD (zona notte), in parte ad OVEST (zona notte) ed EST (soggiorno), non a sud (zona cucina ed in parte soggiorno) e non in parte zona OVEST (zona bagni).
    Con la tipologia più comune “Materrassini in Lana di Roccia, conforme alla norma UNI13162, densità di 80 Kg/mc, spessore 60 mm, con rifinitura in carton gesso”.

    Ha senso investire risorse per inserire in cappotto interno di non eccelsa qualità ? Viste le problematiche elencate come, una minor inerzia termica delle pareti esterni, il rischio muffe e condense, una ridotta traspirabilità dell’edificio, ed il rischio di avere maggior malessere estivo.

    Ho paura che l’intervento proposto abbiamo più deficit che benefit, è così ?

    Forse allora è più conveniente non fare nulla, lasciare l’attuale involucro edilizio e risparmiare risorse, investendo sugli infissi, impianti e ftv o altro.

    Oppure Intervenire con il Silicato di calcio, che forse è un buon compromesso, ma maggiormente costoso.
    Se selezioniamo la soluzione 3, quali sono gli spessori che possono dare un apprezzabile riduzione delle dispersione del mio edificio, e quindi farmi capire se indirizzarmi per la soluzione 2 o 3 ?

    Altro questito, ha senso installare il cappotto SOLO nelle pareti più fredde (nord-ovest-est) ? E non ha sud ? Come mi è stato proposto.

    Ultima domanda, stupida, dov’è presente il cappotto (lana di roccia o silicato di calcio) non potrò mettere tasselli per pensili o altro, giusto ?

    Le chiedo se l’impostazione che sto provando a dare alla abitazione sia corretta, pronto ad accettare qualsiasi commento 🙂

    PS sicuramente farò la predisposizione per un VMC, nel caso di cappotto interno.

    Mi scuso per la lunga mail, mi sono fatto prendere la mano, vista la sua chiarezza, poi è servita anche a me per rifare un check di tutte le cose a cui ho pensato.

    Grazie
    Fabrizio

  7. @ valerio

    per evitare dispersioni verso il basso dovrebbe tentare la via diplomatica con gli altri proprietari e isolare da sotto l’intradosso del solaio di pavimento.
    il radiante nasconderebbe solo le dispersioni producendo energia.

    l’isolamento interno va sempre risvoltato, a soffitto e sulle tramezze. i cunei spesso non piacciono, quindi un pannello sottile va più che bene

    il controsoffitto va progettato nei dettagli per garantire un po’ di insonorizzazione

  8. Avatar Valerio Bianchi
    Valerio Bianchi

    Grazie per la celere risposta, non avrei immaginato tanta velocità.
    L’appartamento è al piano terra e sotto ha garages non riscaldati mentre sopra ci sono altre unità abitate, le superfici laterali sono quasi tutte versi l’esterno e verso locali non riscaldati.

    Ho letto che con pannelli di calcio silicato o idrati per diminuire i ponti termici con il soffitto si usano dei cunei, io per ragioni impiantistiche e di insonorizzazione nelle camere vorrei controsoffittare, ci sono degli accorgimenti da tenere presente per l’ancoraggio dell’orditura alla parete?

    Grazie ancora dei consigli
    Saluti
    Valerio

  9. @ valerio

    un appartamento in zona D deve coibentare le pareti dall’interno!
    per i solai invece bisogna ragionare sulla situazione reale:
    – sopra c’è un’altra unità abitata e riscaldata o c’è un sottotetto di pertinenza
    – sotto abbiamo un’altra unità abitata e riscaldata o c’è un ambiente non riscaldato?

    il mattone pieno per un totale di 26 cm. offre una certa protezione estiva dal surriscaldamento.

    quindi direi che sia una buona idea posare pannelli in calcio silicato, se le finanze lo permettono,
    altrimenti si può ripiegare su pannelli in idrati di silicato di calcio che nella versione 60mm di spessore ha un buon prezzo.
    attenzione ai materiali per collante e rasante e attenzione alle pitture di finitura: tutto deve funzionare.

    per gli impianti presi in considerazione (riscaldamento e raffrescamento radiante in pompa di calore, VMC con deumidifica) direi che senza conoscere la posizione dell’appartamento, non si può dire…

    il diagramma di Glaser che indica problemi di condensa interstiziale nei tre mesi più freddi non tiene conto delle speciali caratteristiche dei pannelli:
    proprio per le caratteristiche di igroscopicità dei pannelli e per la cura dei dettagli costruttivi che bisogna fare la stratigrafia non presenterà un accumulo di condensa.

    le caratteristiche igroscopiche della controparete fanno da “volano” all’oscillazione dell’umidità interna senza generare problemi nella stratigrafia.

  10. Avatar Valerio Bianchi
    Valerio Bianchi

    Salve Federico
    Ho letto con interesse nei suoi articoli per la coibentazione dal lato interno dell’appartamento.
    Ho comprato un appartamento di 130mq zona D 1953GG in zona umida (siamo vicini all’Arno), in un minicondiminio edificato nel 1970 e lo devo ristrutturare pesantemente, pensavo di partire intanto a coibentare pavimento per il radiante e le pareti interne; so che all’esterno è molto meglio ma un paio di condomini non hanno intenzione di aderire al nuovo superbonus perché non è tutto gratis.
    Dal saggio che ho fatto in un punto della parete esterna ho visto che si tratta dei muri composti da intonaco interno ed esterno da un centimetro e mezzo e mattone pieno per un totale di 26 cm.
    Ho letto con interesse il suo articolo sui pannelli in calcio silicato, il prodotto mi ha colpito per le caratteristiche e avevo pensato di rivestire le pareti esterne con 5 cm di questi pannelli.
    Altre informazioni a contorno sono gli impianti che ho preso in considerazione, che sono riscaldamento e raffrescamento radiante in pompa di calore, VMC con deumidifica.
    A questo punto però ho un dubbio legato alla coibentazione interna, non mi vorrei ritrovare con condensa interstiziale o superficiale perché sul sito Stiferite ho utilizzato i dati della scheda tecnica e dal diagramma di Glaser ho visto che ci sarebbe un piccolo problema di condensa interstiziale ma non superficiale nei tre mesi più freddi.
    Volevo un suo parere su questo aspetto perché mi interessa mantenere una parete traspirante, soprattutto in chiave estiva dato il tasso di umidità esterno.

  11. @ michele

    in questi articoli l’argomento è affrontato.

    1) l’analisi del valore di Capacità termica periodica del lato interno si fa ovviamente su un elemento edile che separa volume riscaldato e volume non riscaldato o verso l’esterno.
    e naturalmente progettando devo inseguire valori che si avvicinino ai 40 [kJ/m2K] o che li superino.
    non c’è dubbio che per dare ad un edificio il dono di una enorme inerzia sia importante tutto ciò che è all’interno del volume riscaldato.
    questo ovviamente se l’edificio è abitato in modo continuativo.
    se invece è una casa per i weekend oppure il mio stile di vita è tornare alla sera tardi dal lavoro… meglio una scatola di cartongesso 😉

    2) la verifica empirica si potrebbe fare senza analisi delle temperature superficiali interne e dell’ambiente sottotetto leggendo i diversi commenti dei proprietari di casa che sono alle prese con lo smaltimento dei rotoli di lana di roccia o lana di vetro (tanto pratici da trasportare quanto inutili da posare) per sostituirli con isolanti adatti alla protezione dal caldo (densità, calore specifico, conducibilità).
    la natura ci ha già messo a disposizione tutto quel che serve… eppure usiamo robaccia

  12. Ciao Federico, ho due domande su argomenti che non mi pare siano affrontati nei tuoi articoli:

    1) La capacità termica areica interna è un valore importante anche per le tramezzature e per i solai interpiano? A mio parere, seguendo la logica, anche le pareti interne dovrebbero avere la capacità di accumulare calore e rilasciarlo all’occorrenza, non credo che esso dipenda dalla differenza di temperatura tra interno ed esterno.

    2) Se ho un solaio confinante con un sottotetto, perchè dovrei stare attento anche ai parametri dinamici? Quel solaio non è irraggiato direttamente e quindi confina con un ambiente caldo che però non subisce le stesse variazioni dinamiche di temperatura superficiale come una parete/tetto esposto al sole. Quindi per un solaio di confine con un sottotetto non dovrei tenere conto di sfasamento, fattore di attenuazione etc etc, perchè la dinamicità è data dall’irraggiamento, che in questo caso è assente. C’è qualcosa che non mi torna?

  13. @ angy

    è anche lo scarso interesse del committente per la qualità dei lavori che aggrava la situazione generale.

    incontro persone che non sanno come è fatto il tetto che hanno sopra la testa o non conoscono il blocco di costruzione della loro nuova casa eppure sanno tutto della loro nuova auto 🙁 che in proporzione è un investimento 10 o 20 volte più piccolo 😉

  14. Grazie Federico,
    Sono sempre i tuoi semplici esempi che accendono la luce dopo formule e numeri, da profano ora ci capisco di più.
    Sono sempre importanti i tuoi articoli, anche perché molto spesso oggi si presentano alla porta una miriade di venditori che mostrano la loro mercanzia.
    Che spesso non è legata alla qualità, ma ad acquisire nuovi lavori spesso con progettazioni veloci cercando la facile realizzazione.
    Rischiando il cliente finale di prendere delle belle fregature, e spendere i risparmi di una vita in soluzioni avventate e poco performanti.
    Per esempio gli isolamenti fatti in questo momento con il 110, piene di ponti termici, con cornicioni e spallette ( spesso in calcestruzzo per i condomini ) lasciate nude pronte a condensare nell’ interno.
    Fortuna che ci sono le VMC a riparare il danno.
    Ma ormai il danno è fatto.

  15. la soluzione dell’isolamento interno è da preferire sempre se all’esterno non si può intervenire.
    preferisco sempre evitare l’utilizzo della lana di roccia perchè in cantiere volano fibre pericolose per la salute e nessuno si occupa mai di fare attenzione e di fare bonifica degli ambienti. altro motivo è il rischio di presenza di formaldeide.
    visto che l’intervento è da fare all’interno devo stare 3 volte più attento alle scelte dei materiali e delle finiture (quindi anche della pittura murale).
    in qualsiasi caso, se si deciderà di usare lana minerale e cartongesso si dovrà ricordare che è necessaria la posa di un freno al vapore tra cartongesso e isolante per evitare che il vapore migrato attraverso la stratigrafia passi troppo velocemente e in quantità incontrollata condensando sulla parete fredda esistente!
    la parete che oggi è riscaldata dalle dispersioni non lo sarà più dopo l’intervento.
    sarà anche fondamentale risvoltare l’isolante per una misura almeno pari allo spessore del muro per attenuare i ponti termici più forti: solaio del soffitto, divisori interni ecc.
    leggi anche https://espertocasaclima.com/2012/07/09/pannelli-silicato-calcio-pannelli-idrati-silicato-calcio/

  16. Avatar Katja

    CiAo

    Ho letto con attenzione il tuo articolo su cappotti interni e lana di roccia.

    Posso farti tre domande (inerenti al fatto che sto comperando casa e l’intento era di foderare con doppio cartongesso lana di roccia e doppio cartongesso per fare cappotto interno – leggendo articolo mi sorge il dubbio che forse non è così intelligente fare quel cappotto …) COSA Devo fare?

  17. una unità abitativa al terzo e ultimo piano in zona climatica C (Brindisi) deve fare i conti con il surriscaldamento estivo oltre che con le dispersioni invernali.
    attenzione con l’abbassamento ai 2,70m che forse sono pochi per mantenere l’abitabilità.

    tornando al tema dell’isolamento, il peggior isolamento sul mercato è proprio il cartongesso accoppiato all’xps. L’xps è un ottimo materiale per l’isolamento delle fondazioni o dei solai verso terreno o dei tetti piani sul lato esterno perchè resiste alla compressione e non assorbe acqua.
    certamente il polistirene espanso estruso (XPS) non è un materiale per isolamento negli interni.
    certamente porterebbero un miglioramento contro le dispersioni invernali ma non proteggono dal surriscaldamento estivo.
    non so se esista un sottotetto sopra la sua unità: in caso affermativo varrebbe la pena concentrare la progettazione dell’isolamento nel sottotetto e progettare l’attenuazione del ponte termico del nodo tetto-parete sul lato interno, nell’abitazione.

    ho scritto molto sulla protezione dal surriscaldamento: https://espertocasaclima.com/category/edificio-involucro-edilizio/coibentazione-caldo-estivo-surriscaldamento/

  18. Avatar Antonio

    Buonasera Dott. Sampaoli, ho qualche dubbio sulla coibentazione del soffitto.
    Sono in fase di ristrutturazione in un immobile del 1975 sito al terzo ed ultimo piano, situato ad angolo quindi isolato da 3 lati, altezza del soffitto 3 mt. per una superficie pari a 155 mq. Mi trovo in Puglia in prov. di Brindisi.
    Ora, sono arrivato all’ abbassamento con cartongesso dove mi abbasserò all’ altezza di mt. 2,70 e che vorrei anche coibentare per contenere freddo, caldo e consumi. Qualcuno mi ha consigliato di usare pannelli accoppiati con xps da 2 cm per non arrecare danni nel tempo al soffitto … altri pannelli accoppiati con xps da 3 cm. ma avrebbe un peso eccessivo in quanto gli ambienti sono molto ampi.
    Chiedo a lei se gentilmente può darmi una dritta perchè non riesco a trovare una equa soluzione aggiungendo di dovermi contenere anche sulla spesa.
    La ringrazio anticipatamente ed
    Attendo una sua risposta.

  19. Sicuramente avviene condensazione, però un materiale igroscopico si fa carico dei grammi d’acqua in modo estremamente naturale.
    Il freddo laterizio rimasto all’esterno dell’involucro isolato si trova nella stessa posizione della la finitura del cappotto esterno: rappresenta esattamente l’ultimo strato che il vapore deve attraversare durante la migrazione verso l’esterno.
    Se le basse temperature provocano la condensa del vapore non è un problema per le ottime qualità assorbenti del laterizio, qualità adsorbenti (dal latino adsorbere, assorbire lentamente).

    La progettazione dell’isolamento interno impone:
    1 – la scelta del materiale isolante (che di certo non deve essere EPS, robaccia da non posare negli interni)
    2 – l’eventuale strato di freno al vapore
    così che la coibentazione non debba contenere un’ anomala percentuale d’acqua (coibentazione “bagnata”).

    Si può compensare il peggioramento della conduttività del materiale coibente “non asciutto” con un incremento dello spessore. Se la fibra di legno, più sensibile al problema, richiede un 25% in più di spessore, il sughero, meno igroscopico, richiede solo un 15% in più.

  20. Penso che ci sia un altro importante aspetto da valutare: con isolante interno il muro resterebbe freddo e umido per almeno 6mesi all’anno; e non credo che questa sia buona cosa!