consulenza per efficienza energetica

isolamento in intercapedine - Insufflaggio con lana di vetro, quando sì e quando no 1

Insufflaggio con lana di vetro, quando sì e quando no

16 risposte

Tra i materiali per isolamento termico a volte dimentichiamo quelli per insufflaggio che sono perfetti per fare riempimenti.

Anche qui dobbiamo scegliere 😉 non lo spessore dell’intercapedine, che è dato, ma l’isolante! Insufflaggio con lana di vetro?

E subito dopo dobbiamo fare un calcolo termico per capire che risultato abbiamo ottenuto (in via teorica, perchè non dimentichiamoci che l’intercapedine non sarà né perfetta e né omogenea).

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cosa significa insufflare

  • riempire un’intercapedine vuota con isolante sfuso attraverso un tubo collegato ad una specie di bidone aspirapolvere che lavora al contrario.. così in due parole:

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insufflaggio con lana di vetro

Nelle foto assistiamo all’insufflaggio in intercapedine di lana di vetro: è proposta come prodotto isolante innovativo ed eco-sostenibile (infatti è ottenuto da vetro riciclato per il 90% senza leganti) e promette comfort termico e acustico senza toccare le condizioni originali della facciata.

promesse non mantenute

La lana di vetro ha conducibilità termica dichiarata ottima 0,034 W/mK con reazione al fuoco Euroclasse A1 (EN13501).

Chi comincia a ragionare sull’insufflaggio è un proprietario di casa che conosce bene il suo edificio, sa come è costruito e conosce tutti i segreti della costruzione – è certo che tra la parete esterna e la parete interna esiste un’intercapedine vuota: piena d’aria in realtà – l’isolante più antico del mondo, meno raro al mondo e più economico al mondo! L’isolante dei nostri nonni.

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Oggi che molti produttori propongono soluzioni con isolanti sfusi è più che naturale farsi tentare dal riempire questa intercapedine con l’insufflaggio di isolante.

i 2 problemi dell’insufflaggio:

  1. lo spazio è quello che è – non possiamo progettare lo spessore della stratigrafia e ottenere i valori desiderati. Tot centimetri sono l’intercapedine e tot centimetri sarà l’isolamento.
  2. la coibentazione non sarà omogenea: di fatto si interromperà ogni volta che il vuoto non è vuoto – pensate ai pilastri, solai, scale, residui di cantiere, nicchie dei termosifoni originali, davanzali, architravi e spallette dei fori finestra, camini, cordolo del tetto, angoli della casa – sono tutti ponti termici.

i ponti termici

Quindi andiamoci piano con i sogni di non toccare le facciate e coibentare la casa in intercapedine: il risultato sarà un esercito di ponti termici non attenuati e non un totale comfort termico come cantano le Brochure dei rivenditori.

Ecco perchè se stiamo ragionando sull’insufflaggio delle pareti dobbiamo anche valutare un isolamento interno delle pareti:

  • almeno 20-30mm di spessore per evitare i rischi di condensa superficiale (muffa) e aumentare le temperature superficiali interne

la protezione estiva

Se la parete con intercapedine vuota risultava già scarsa come protezione estiva, pur presentando una parete esterna da sacrificare al surriscaldamento veloce e una interna più lenta a salire di temperatura, dobbiamo progettare un insufflaggio con materiale adatto alla protezione dal caldo per aumentare lo sfasamento estivo:

La lana di vetro non sarà mai un campione di densità (circa 35 kg/mc) e il valore di calore specifico è solo 1030 [J/KgK]. Meno della metà del calore specifico offerto dai fiocchi di cellulosa 😐



federico sampaoli espertocasaclima

copywriter, content creator & web editor – Federico Sampaoli  consulente tecnico per l’isolamento termico dell’involucro edilizio

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16 risposte a “Insufflaggio con lana di vetro, quando sì e quando no”

  1. @ albert

    la buona notizia è che l’insufflaggio è una buona idea.
    l’altra buona notizia è che dovrà comunque fare un sottile isolamento interno per attenuare tutti ponti termici…
    quindi, che si fa?
    con queste opere potrebbe anche puntare all’ecobonus perchè otterrebbe buone trasmittanze… bisogna fare qualche simulazione per sapere con certezza lo spessore interno da aggiungere

  2. Buongiorno, potrebbe approfondire la tematica dell’insufflaggio in intercapedine anche con altri materiali e suoi consigli a riguardo?
    Dovrei ristrutturare un appartamento e mi chiedevo la validità di tale soluzione “obbligata” in quanto il condominio non prevede di fare un cappotto esterno e, viste le ridotte dimensioni, non vorremmo perdere troppa superficie interna con un rivestimento di tutte le pareti perimetrali interne.
    L’intercapedine è di ca 10 cm in appartamento anni ’70 in zona climatica “E” (Milano) tripla esposizione (W, N,E)
    Aggiungo anche eventuali indicazioni sull’isolamento interno del soffitto visto che è all’ultimo piano con lastrico solare non calpestabile ( guaina ) .

    Grazie e complimenti !

  3. @ andrea

    se è una parete al piano terra conviene la perlite.
    altrimenti i fiocchi di cellulosa che isolano di più e proteggono di più dal caldo

  4. Ottimo, grazie per la pronta risposta! I suggerimenti forniti di isolamento canale e VMC li consideravo anch’io, comunque buona la puntualizzazione. L’edificio non è ancora abitato (bene), mentre l’isolante interno è posato in aderenza, me ne sono accertato mediante carotaggio.
    Riguardo invece l’isolante da utilizzare in insufflaggio, quali soluzioni consiglieresti di adottare?

  5. @ andrea

    se l’edificio non è abitato e possiamo intervenire con più tranquillità io progetterei di
    – insufflare l’intercapedine vuota (qui c’è l’incognita della situazione tra i due corsi di laterizio, speriamo che l’ops sia posato ordinatamente aderente all’esterno)
    – isolare dall’interno 1 per garantire l’omogeneità che l’insufflaggio non riesce mai a garantire e 2 per attenuare tutti i ponti termici che non si possono correggere

    bisogna anche capire se l’intonaco interno è in gesso (che mal sopporta l’isolamento interno)

    in base agli spessori si può poi progettare la posa dei nuovi serramenti con triplo vetro e, consiglio da amico, almeno una VMC per gestire la zona notte (ripresa in bagno e mandata in camera)… i 1500€ meglio spesi 🙂

    poi dobbiamo progettare il nuovo focolare dove è indispensabile scegliere un modello di stufa che abbia il canale per l’aria di combustione dall’esterno (da isolare anche lui) per evitare di bruciare aria ambiente e avere tiraggio scarso.

  6. Buongiorno Federico, seguo con interesse le pubblicazioni del suo sito e vorrei chiederle un consiglio. Sto valutando i possibili interventi di efficientamento di un edificio acquistato, realizzato nel 1993, con parete verticale perimetrale esterna con la seguente stratigrafia (da interno ad esterno): 15mm intonaco + 80mm tramezza laterizio forato + 60mm aria + 40mm polistirene espanso + 120mm poroton + 15mm intonaco. È una villetta a schiera con le parete interessate solo su due lati (fronte/retro), non si vuole per il momento provvedere ad un cappotto esterno, rimandando l’eventuale ipotetico intervento solo in futura occasione di realizzazione sull’intero edificio (e non solo sulla porzione di singola unità immobiliare). Fascia climatica E in pianura Padana, con necessità di protezione sia dal freddo inverno che dal caldo/umido estivo.
    Nell’ipotesi di insufflare in intercapedine volevo capire se orientarmi su perlite oppure altro materiale consigliato (es. Cellulosa, sughero, etc.); avendo una canna fumaria di un camino aperto da trasformare a chiuso, pulire, intubare e coibentare, per tale caso sarei ricorso necessariamente alla perlite.
    Infine volevo chiederle se e come valutare la necessità di rifare gli intonaci interni per ragioni di salubrità/igroscopicità: se e quando conveniente (laddove non presenti lavorazioni murarie concomitanti), come capirlo.

    Grazie in anticipo

  7. @ constantino

    è proprio come dici! molto difficile trovare la perlite come isolante.
    eppure la perlite in edilizia servirebbe come il parmigiano in cucina: intercapedini, canne fumarie, riempimenti, porzioni di solai ecc ecc

    la difficoltà di acquisto della perlite è in tutta la penisola, da nord a sud.
    non ci resta che lanciare una petizione su change.org

  8. Avatar Constantino
    Constantino

    Sul quesito precedente: potrei costruire una specie di barriera in modo da poter riempire con la perlite, ma purtroppo non ho mai trovato nessuno che la vendesse in piccole quantità (ho provato pure a proporre a leroy di venderla visto che vendono anche i pannelli di silicato da 2cm contro l’umidità, ma chi sa se mi daranno retta e quando). Il produttore è pure vicino a casa (peralit 25), ma devo acquistare almeno un bancale e/o spesa minima di 500 euro. Costa sui 20 euro un sacco da 100L. La larghezza della parete che voglio migliorare l’isolamento è di circa 1,5m (mi servirebbero 4 sacchi). Hai idea di dove posso acquistare la perlite?

  9. @ constantino

    sì, non potendo riempire l’intercapedine con isolante sfuso come la perlite, proverei anch’io a infilarci e “costruire a secco” una parete con blocchi lisci di calcestruzzo aerato autoclavato da 8/10 cm.
    naturalmente isolano un meno dei pannelli isolanti, infatti hanno densità nominale 500 kg/m³

  10. Avatar Constantino
    Constantino

    In un palazzo degli anni 60, ho una parete interna fatta da forati da 8cm + intercapedine vuoto di circa 10cm + il muro verso l’esterno di circa 11cm fatto da mattoni pieni.
    Avendo accesso ‘laterale’ all’intercapedine (che appartiene ad un locale diverso, nel caso specifico, questo locale diverso è un bagno), in seguito alla demolizione della parte della parete interna (di una camera), cosa potrei fare per migliorare parzialmente l’isolamento (non volevo richiudere tutto lasciando cosi, ma approfittare la situazione per fare qualcosa)?
    Ha senso, per esempio, mettere dei blocchi ytong da 8cm (non i multipor che sono piu cari e si trovano in vendita soltanto interi bancali) incastrati tra di loro come si riesce (senza usare la colla)? Deduco che la riduzione dello spessore dell’aria migliorerebbe l’isolamento (ho letto che l’intercapedine vuoto troppo spesso è completamente inutile) e forse i blocchi, anche se non ben sigillati tra loro, potrebbero ostacolare il freddo trasmesso dalla parete esterna per irraggiamento. Forse riesco ad incollare i blocchi tra di loro e/o verso una delle pareti (quella interna o quella esterna).

  11. ho visto che non sono pubblicate le schede di sicurezza SDS, quindi vanno richieste al produttore che deve fornirle. non so perchè alcuni produttori non le rendano disponibili.
    Le SCHIUME DI RESINA UREICA ESPANSA sono il prodotto della reazione che avviene tra urea e formaldeide (una condensazione).
    Circa le precauzioni possiamo dire che i rischi si corrono fino a che la schiuma ureica non è completamente essiccata, visto che parliamo di acidi.
    In pratica si inietta nella parete una schiuma acquosa acida miscelata con precondensato ureico: questa reagisce nell’intercapedine muraria e poi indurisce diventando una schiuma solida.
    Come assicura la scheda tecnica, la schiuma indurita offre una buona conduttività e quindi non c’è dubbio che isoli la parete e contenga le dispersioni termiche invernali, forse meglio considerare un lambda di progetto intorno ai 0,040 W/mK tenendo conto di qualche disomogeneità, qualche ritiro e qualche fessura (siamo in cantiere e non in laboratorio).
    Trattandosi di un riempimento di intercapedini murarie non dimentichiamo che l’isolamento termico risulterà continuamente interrotto nei punti strutturali, nei contorni finestra, nei nodi parete-solaio ecc. Sarà sempre un isolamento a macchie di leopardo e pieno zeppo di ponti termici non attenuati.
    L’idea di affrontare all’inizio della stagione invernale questo intervento di isolamento termico NON aiuterà l’essiccamento della schiuma quindi bisogna mettere in conto il fatto negativo che appena finito il lavoro la casa NON sarà isolata, anzi sarà bagnata.
    Fatto il riempimento di schiuma in dicembre ci troveremo probabilmente con una schiuma che garantisce il suo potere coibente in febbraio. Un po’ preoccupante.
    D’altronde c’è poco da fare: la miscela contiene tanta acqua, e immaginando un’intercapedine generosa di 100mm di spessore (io non conosco la sua parete, né conosco i blocchi con cui è costruita) la schiuma stagionata avrà una densità di poco superiore ai 10kg/mc, ma bagnata anche di 70 kg/mc.
    Ci sono 50kg di acqua da smaltire per ogni metro cubo di resina: immaginando i 10cm di intercapedine la sua muratura deve smaltire 5kg di acqua per ogni metro quadrato di superficie!
    Io sarei molto preoccupato.
    Nella normale vita di una parete con intercapedine vuota riempita di schiuma bisogna anche tenere conto che, se la parete interna risulterà più calda, quella verso l’esterno risulterà veramente fredda: qui nasce il rischio di condensa tra schiuma e parete esterna come in tutte le stratigrafie che non prevedono l’isolante sull’ultimo strato esterno come un sistema a cappotto.
    La condensa interstiziale può degradare la schiuma e questa può succedere nei primi mesi dell’anno quando la spinta del vapore è per forza di cose dall’interno all’esterno.

  12. Avatar Raffaella
    Raffaella

    Buongiorno.
    Ho ricevuto diversi preventivi per l’insuflaggio a parete. Tra questi, ho trovato conveniente quello proposto con Isofor. Ho controllato la scheda tecnica del prodotto ed ho visto che non contiene formaldeide. Ora, se possibile, vorrei avere un consiglio spassionato sotto il profilo della salute. Aggiungo che ho necessità di migliorare solo la climatizzazione invernale e non quella estiva.
    In attesa di una Vostra risposta, porgo cordiali saluti.

  13. la decisione di insufflare un materiale in un’intercapedine muraria, credo si stia parlando di una parete e non di un sottotetto, è praticamente un intervento irreversibile quindi varrebbe la pena fermarsi un attimo per riflettere sugli effetti.
    la lana di vetro è certamente un buon isolante e si comporta bene nel contenere le dispersioni invernali, si comporta meno bene come protezione dal surriscaldamento estivo, ma per dare dei numeri attendibili alle 2 situazioni (quella estiva e quella invernale) si deve per forza calcolare la stratigrafia in tutti i suoi strati.
    circa l’idea del cappotto interno non posso che essere d’accordo perchè purtroppo il riempimento delle intercapedini murarie di un edificio esistente garantisce una certa coibentazione solamente nelle porzioni di facciata omogenee, quindi le pareti perimetrali risulteranno più calde e meno disperdenti in modo molto disomogeneo (a macchie di leopardo).
    tutte le zone che rimarranno fredde rimarranno anche a rischio condensa sul lato interno.
    con una coibentazione interna si potrebbe invece fare una maggior attenzione alla cura dei ponti termici rivoltando l’isolante su tutti gli elementi in contatto con gli elementi freddi:
    contorni finestra, nodo parete – solaio del soffitto e di pavimento, nodo parete perimetrale – divisorio interno.
    per personale avversione alle lane minerali e nella convinzione che le fibre nuocciano alla nostra salute, io eviterei le soluzioni con materassino isolante e fibrogesso preferendo di gran lunga pannelli isolanti in calcestruzzo cellulare aerato autoclavato a bassa densità o in lussuoso calcio silicato.

  14. Buongiorno,
    sto valutando di fare l’insuflaggio con lana di vetro poichè non ho altre alternative.
    Vorrei chiedere se in aggiunta è consigliabile integrare con un cappotto interno (eventualmente solo nelle camere da letto che sono anche le più esposte al freddo) sempre in lana di vetro o con altri materiali più idonei.
    Cordiali saluti.

  15. molti edifici fino a fine anni 90 presentano pareti con intercapedine isolata. il risultato è comunque sempre deludente, non tanto per la posa mal fatta o per le disattenzioni nel costruire la rifodera interna in laterizio, quanto per la disomogeneità dell’isolamento termico:
    si può immaginare che ad ogni pilastro della struttura, l’isolamento è stato di fatto interrotto, così come intorno al foro finestra, sulla linea di connessione con i solai e chi sa quali altri punti dove era scomodo progettare la continuità della linea dell’isolante.

    l’insufflaggio, in questo caso impossibile, che si valuta quando l’intercapedine muraria è riconosciuta vuota, porta con sè le stesse problematiche di disomogeneità dell’isolante.

    nel momento di prendere possesso di un immobile si può ben approfittare per una attenta analisi visiva dello stato delle finiture interne lasciate dal vecchio proprietario: queste “vissute” finiture interne, con le loro zone scure o altri difetti, sono già capaci di raccontarci molto delle debolezze dell’involucro edilizio così com’è.

    in via teorica, si potrebbe studiare come isolare sul lato interno tutte le zone riconosciute come sicuri e forti ponti termici cercando di mascherare questi spessori come dettagli architettonici.
    in pratica, valutare un isolamento sul lato interno anche di poco spessore (30mm) può essere l’occasione dei lavori per ottenere 2 cose importanti:
    1- un rinnovo completo delle finiture interne, comunque indispensabile
    2- un taglio delle dispersioni invernali quasi del 50%

  16. Avatar Silvia Vedani
    Silvia Vedani

    Buongiorno,
    Sto acquistando una casa del 1982 su cui è impossibile posare un cappotto esterno. Dovrebbe esserci un’intervapedine con lana di roccia posata in fase di costruzione. Vorrei sapere se è un isolamento. Gia valido, se consigliereste un cappotto interno (che eviterei volentieri) o se è possibile insufflare qualcosa per aumentare l’isolamento. Grazie in anticipo.
    Silvia