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Sistema di isolamento termico esterno con intonaco, detto cappotto

28 risposte

 Indossiamolo bene questo cappotto! altrimenti meglio restare in maniche di camicia.

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Cosa voglio dire? Diamo pure l’incarico di posare un sistema a cappotto, ma conosciamone almeno le regole della buona posa in opera! Oppure incaricate me 🙂 , spendete un soldino oggi e ne risparmierete una montagna domani!

Stiamo parlando di un sistema di isolamento termico esterno con intonaco su isolante, ormai tutti lo chiamano “Cappotto”.

Seguire e verificare la corretta esecuzione dei lavori di posa è importantissimo ma giĂ  in fase di progettazione è indispensabile conoscerne l’esecuzione corretta. E alla fine spetta proprio al progettista o al Direttore Lavori l’onere del rilascio di dichiarazione di accettazione dei lavori e/o indicazioni delle azioni correttive da effettuare per l’accettazione.

Un sistema a cappotto composito (un ETICS) ha le proprie linee guida (ETAG 004) dove sono precisamente definiti tutti i componenti del sistema. Superate le prove di laboratorio il sistema ottiene l’ETA, il Benestare Tecnico Europeo.

Cosa sto dicendo? Non utilizziamo materiali di ditte o provenienza diversi usando l’esperienza personale dell’applicatore perchè non possiamo ottenere garanzie!

Un sistema a cappotto è formato da:

  • Collante
  • Isolante
  • Tassello di fissaggio (ETAG 014: linee guida tecniche europee per i tasselli)
  • Rasatura (intonaco di fondo)
  • Armatura
  • Rivestimento
  • Accessori (rete angolare, profili per raccordi, profili per giunti di dilatazione,
    profili per zoccolatura, nastri di guarnizione)

Alcuni aspetti del prima e durante la posa da non sottovalutare:

  • in cantiere imponiamo l’adeguato deposito dei materiali
  • in estate assicuriamoci che l’acqua d’impasto delle malte e degli intonaci sia sufficientemente fredda
  • diamo precise istruzioni esecutive nei raccordi o negli attraversamenti in modo da ottenere un’esecuzione a tenuta di pioggia battente e resistente nel tempo
  • progettiamo i fissaggi in modo da evitare i ponti termici
  • proteggiamo tutto quello che non andrĂ  rivestito dal sistema
  • verifichiamo l’idoneitĂ  del supporto
  • non ignoriamo l’umiditĂ  di risalita o le efflorescenze saline
  • chiudiamo i fori degli ancoraggi del ponteggio con un rotolino di nastro autoespandente evitando che penetri acqua all’interno
  • togliamo la polvere dalle superfici
  • bagnamo la superficie se è troppo secca in modo che non rubi acqua al rasante
  • testiamo il collante sulla facciata con 30cm. di rete d’armatura: solo l’armatura deve staccarsi!!!
  • laviamo ad alta pressione le superfici con pitture minerali o rivestimenti acrilici esistenti
  • rimuoviamo meccanicamente le superfici con pitture a base di calce
  •  eseguiamo tutti i raccordi alle finestre, alle porte e al tetto, così come tutti i componenti che perforano il cappotto (impianti parafulmine, tubi di scarico dell’acqua piovana, interruttori incassati, ecc., incluso il loro fissaggio) con adeguati profili o nastri di guarnizione precompressi autoespansivi consigliati dal produttore del sistema.
  • raccordi eseguiti a regola d’arte garantiscono la durabilitĂ  del sistema cappotto e compensano i movimenti dovuti alle escursioni termiche di finestre, porte e vetrate.
  • non accettiamo sigillature con sigillanti (acrilici, siliconici) che non sono raccordi durevolmente
    resistenti alla pioggia battente e necessitano manutenzione.
  • ricordiamo ai posatori che per zoccolatura si intende la zona di una facciata soggetta a spruzzi d’acqua, quindi anche vicino alla pavimentazione della terrazza, delle scale ecc.
  • usiamo un profilo con gocciolatoio in caso di zoccolo rientrante.
  • provvediamo ad uno strato impermeabilizzante come un rasante cementizio elastico impermeabile se la zoccolatura è a contatto con il terreno.
  • fissiamo in modo uniforme i pannelli, permettere all’aria di circolare dietro all’isolante è sbagliato.
  • chiediamo di stendere il collante a strisce verticali sul pannello.
  • lamentiamo il collante che si interpone tra i pannelli, sono ponti termici anche quelli.
  • quando isoliamo l’imbotte finestra e porta facciamo sporgere i pannelli isolanti della facciata oltre il bordo grezzo delle spallette, poi applichiamo a pressione le spallette.
  • in corrispondenza di angoli di finestre e di porte anneghiamo nell’intonaco strisce di rete d’armatura in diagonale fissate ai pannelli isolanti prima dell’applicazione
    della rasatura superficiale.
  • scegliamo il tassello idoneo al supporto controllando la lettera indicata ABCDE (secondo l’ ETAG 014)
  • tasseliamo dopo 3 giorni almeno e foriamo a percussione solo con mattone pieno o calcestruzzo.
  • scegliamo la finitura finale con indice di riflessione non inferiore al 20% (intendo le pitture protettive e per gli intonaci di rivestimento) e con spessori di isolante elevati il valore dell’indice di riflessione deve essere aumentato per limitare il surriscaldamento superficiale dovuto all’irraggiamento solare.

finitura esterna

 

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copywriter, content creator & web editor – Federico Sampaoli  consulente tecnico per l’isolamento termico dell’involucro edilizio

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28 risposte a “Sistema di isolamento termico esterno con intonaco, detto cappotto”

  1. se il problema della risalita è molto forte vale la pena di prendere in considerazione un drenaggio perimetrale per minimizzare il problema e ristabilire un normale equilibrio igrometrico della parete.
    la parte con intonaco risanante deumdificante e termoisolante avrĂ  uno spessore. sopra quella quota ci sarĂ  un sistema a cappotto con profilo di partenza e gocciolatoio a quella quota rialzata.
    Stiferite SK può essere posato se con prodotti certificati e testati: imporre questo dettaglio all’applicatore!
    lo spessore e il materiale di un sistema a cappotto va calcolato insieme allo stato di fatto della muratura per capire esattamente le prestazioni ottenibili.
    non scegliamo a caso o per proposta campata in aria

  2. Avatar Fabio Nicolini
    Fabio Nicolini

    Fortunatamente siamo ancora in tempo di fare tutto quello che occorre, perchĂ© i lavori devono ancora essere iniziati! La situazione attuale è: muratura soggetta ad umiditĂ  di risalita ed intonaco deteriorato. In un punto lo sfaldamento dell’intonaco arriva a quota 1,50 mt dal piano di calpestio. Il risanamento riguarderebbe tutto il perimetro fino a quota 2,00 mt. Non mi trovo molto d’accordo con la ditta che ci sta preparando il preventivo, perchĂ© durante il primo sopralluogo hanno detto che avrebbero posato l’intonaco deumidificante e sopra il cappotto.
    Nel caso riuscissi a convincerli, come facciamo a realizzare quello che propone lei? Il cappotto sulla parte soprastante verrebbe comunque realizzato, ma per raccordarlo al termointonaco occorre che questo sia dello stesso spessore del cappotto. Mi pare uno spessore difficile da realizzare… anche se ora come ora non saprei quantificarlo (non abbiamo ancora ricevuto il preventivo). Il materiale da loro proposto per il cappotto è la stiferite.

  3. l’intonaco risanante giĂ  posato non può essere rivestito con un sistema a cappotto.
    si sarebbe potuto prevedere un termointonaco con funzione risanante e deumidificante aumentandone ancora lo spessore, ed anche il profumo del pagato 🙂 !

  4. Avatar Fabio Nicolini
    Fabio Nicolini

    Buonasera,
    seguo sempre con molto interesse il blog e volevo fare 2 domande a cui non sono stato in grado di trovare risposte in altri post… spero di non essere off topic.
    1. In un edificio esistente soggetto ad umiditĂ  di risalita è corretto posare il cappotto sopra intonaco macroporoso? L’impresa propone questo, ma temo che l’umiditĂ  in uscita, trovando il cappotto possa creare delle spinte sui pannelli – oppure vanificare l’azione dell’intonaco appositamente posato… ed anche profumatamente pagato :)!
    2. Al netto delle varie scuole di pensiero, come è consigliabile realizzare il raccordo pavimentazione esterna – cappotto? Occorre mantenere rialzato il pannello di qualche centimetro da terra oppure mantenerlo radente al suolo, magari anche sigillato? (considerando sempre che siamo in presenza di una elevata umiditĂ  di risalita)?
    Ho apprezzato l’idea di un cordolo perimetrale con sassi, corteccia, etc… per evitare schizzi e conseguenti muffe… cercherò di proporlo.
    Grazie per la collaborazione e complimenti per la sua professionalitĂ 
    Fabio Nicolini

  5. La colla può essere applicata sulla lastra isolante con una spatola dentata (con dentatura
    variabile in base alla regolaritĂ  del supporto).
    Questo sistema di incollaggio è possibile solo nel caso di supporti con sufficiente planarità.

    METODO DI INCOLLAGGIO SPECIFICO PER TIPO DI LASTRA
    Polistirene espanso (EPS): Metodo a cordolo perimetrale e punti (consigliato) o superficie totale della lastra.
    Lana di roccia (MW): Metodo a cordolo perimetrale e punti o superficie totale non rivestita della lastra.
    Lamelle di lana di roccia (MW Lamelle): Su tutta la superficie della lastra.

  6. l’ impresa riferisce che vuole fare l’ incollaggio su tutta la superficie dell’ isolante. così la posa in opera è piĂą corretta e sbrigativa.

  7. la cosa bella di questa soluzione è la maggior garanzia di tenuta all’aria.
    chiedete quale sistema di incollaggio è previsto per il cappotto scelto.

  8. CONFERMO L’ IMPRESA ASSERISCE CHE IL CAPPOTTO E’ PIU’ PERFORMANTE E STABILE CON UN PICCOLO STRATO ( MM 1 ) DI INTONACO SOTTOSTANTE.

  9. intende dire che l’applicatore del sistema a cappotto vuole avere un fondo intonacato invece che la parete grezza in blocchi?

  10. salve, complimenti per il sito ho avuto molti spunti utili in quanto sto costruendo una villa ex novo…..
    nell’ occasione volevo togliermi un dubbio:
    ho completato da poco la tamponatura con blocchi alveolater da 35 e adesso la mia impresa prima di posare il cappotto mi consiglia/obbliga di interporre uno strato di intonaco rustico di un centimetro tra il supporto e il cappotto…
    secondo lei è una procedura corretta o puo’ pregiudicare l’ intero sistema ?????
    saluti
    aldo

  11. Sono pienamente d’accordo con claudio panarotto, sono un privato di treviso e ho avuto molti problemi a casa mia proprio perchè ho trovato una ditta di ITALIANI che non voleva rispettare queste regole di buona posa, anche perche come soldi si sono fatti pagare molto bene. Spero che questa gente con la crisi lasci il posto a persone che il loro lavoro fanno bene.

  12. […] si potrebbe fare un cappotto esterno che arrivi proprio a coprire la parte esterna dei serramenti, lì dove oggi è stata […]

  13. Per ringraziare basta sostenere il blog. anche per gli altri lettori.

  14. Avatar Francesco

    Eh sì, purtroppo c’era giĂ  un marciapiede perimetrale che è stato ingrandito in alcuni punti e ripavimentato. Grazie comunque per l’attenzione e la pazienza nel rispondere e per le informazioni interessanti contenute in questo spazio, davvero utili.

  15. la linea perimetrica, in teoria, dovrebbe drenare nel terreno: il marciapiede dovrebbe essere sempre desolarizzato dall’edificio, pena un ponte termico lineare per tutto il perimetro.

  16. Avatar Francesco

    L’idea della breccia per evitare che la goccia schizzi è interessante, anche se quella linea perimetrica altro non è che un canalino alto 1cm (l’altezza della mattonella) e largo 3/4cm. In ogni caso il canalino andrĂ  impermeabilizzato per proteggere comunque il massetto sottostante. Suggerirò di placcare uno strato di xps (4/5cm) a parete, chiuso da uno zoccolino rientrante di travertino da 2cm (sperando di riusare quello che giĂ  abbiamo). Vedrò di far passare (per abbattimento dei costi generali) l’impermeabilizzazione dalla mattonella alla parete e la breccia nel canalino.

  17. Avatar Francesco

    L’idea della breccia per impedire alla goccia di spruzzare è interessante. Il canaletto che si viene a creare è in realtĂ  molto piccolo, alto 1cm e profondo 2/3cm: anche senza proseguire quel piccolo tratto con la pavimentazione, una resina a protezione del massetto sottostante la metterei comunque, altrimenti smette di bere il cappotto ed iniza a bere il massetto. Suggerirò sicuramente il ripristino del gocciolatoio con l’arretramento del travertino e l’aggiunta dell’xps. L’idea della breccia nel canaletto (+ resina a protezione del massetto) è anche piĂą economica di proseguire la pavimentazione fin sotto la parete esistente.

  18. la pavimentazione che non arriva a battere sulla parete non è un inconveniente, anzi.
    non sigillate quella linea, posate qualche ciotolino di dimensione idonea 4-5cm o altro brecciatino…. anche corteccia anti-erbacce.
    il senso sarebbe far cadere la pioggia di facciata su ghiaia anzichè sulla pavimentazione che spruzza.

    Tutta questa attenzione aiuta anche nel tempo a non ritrovarsi con aloni verdi di alghe e funghi nelle zone meno esposte al sole.

  19. Avatar Francesco

    Il punto è esattamente quello a cui lei accennava, ovverosia che le lastre in basso possano iniziare a “bere”. La mia ipotesi è quella postata anche nel precedente intervento: http://uploadpie.com/JTWlY. Crede sia una soluzione idonea al caso? In pratica, togliendo sia zoccolino che forato, si placca a parete una lastra di xps altezza 10/15 cm e spessore 5cm, per poi sigillare tutto con un nuovo zoccolino (in realtĂ  spero di recuperare quello giĂ  usato), questa volta arretrato rispetto al gocciolatoio. Si dovrĂ  ovviamnente ripristinare anche l’intonachino che verrĂ  portato via togliendo lo zoccolino. L’unico inconveniente rimane la pavimentazione che non arriva a battere sulla parete e quindi andrebbe prolungata (con un certo aggravio dei costi): in alternativa chiudere la striscia perimetrica che si viene a creare tra zoccolino e vecchia pavimentazione con una resina o qualcosa di simile. Invece non ho ben capito cosa intendeva con questa soluzione: “Altro particolare: il marciapiede, la prossima volta, lo allontaneremo dalla linea dello spessore del cappotto di qualche centimetro, in modo da lasciare cadere l’acqua di facciata senza rimbalzare e spruzzare nuovamente.” Lo allontaneremo verso l’esterno? E tra marciapiede e parete che mettiamo? Un cordiale saluto

  20. Certamente il movimento dello zoccolo in travertino e quello del sistema a cappotto non sono in armonia e certamente il filo di unione continuerĂ  a litigare con la sigillatura…
    Ma il problema più grosso, e non estetico, è che il gocciolatoio ha perso la sua funzione!
    In italia non siamo ancora abituati a vedere lo zoccolino della facciata rientrante, ma proprio la rientranza assicura al gocciolatoio, il profilo di partenza, la possibilitĂ  di allontanare in fretta l’acqua dalla facciata.
    Così come è stato predisposto lo zoccolo in pietra non aiuta l’allontanamento dell’acqua che arriva dalla facciata.
    Le lastre in basso potrebbero anche cominciare a “bere” per colpa del gradino che si forma in quel punto.
    Peccato per la spesa del travertino! Non ho capito se rompendo il foratino di supporto si potrebbe arretrare il travertino lasciano libere le gocce di cadere dal profilo.
    Altro particolare: il marciapiede, la prossima volta, lo allontaneremo dalla linea dello spessore del cappotto di qualche centimetro, in modo da lasciare cadere l’acqua di facciata senza rimbalzare e spruzzare nuovamente.
    La durata del cappotto ben progettato può superare i 30 anni…

  21. Avatar Francesco

    Salve, complimenti per il blog pieno di informazioni interessantissime.
    Le sarei infinitamente grato se mi desse il suo parere riguardo il mio problema, posto qui la domanda non sapendo se ci sono pagine piĂą specifiche. Ho messo on
    line alcuni schemi ed immagini per capire meglio la questione.
    Sono un tecnico ed ho seguito l’installazione di un cappotto di tipo EcapL (http://www.edilteco.it/index.asp?ind=scheda_prodotto.asp&idCategoria=1&idSotto
    categoria=263&idProdotto=487&menuSottoCat=sott263&menuProd=prod487&tipoProdotto=prodotto&idLingua=1). Lo spessore del cappotto è di 9 cm ed è stato montato con un profilo di partenza in alluminio con gocciolatoio a circa 10/15 cm da un percorso esterno mattonato, senza correggere il ponte termico con xps (immagine 1: http://uploadpie.com/PTkzD). Inizialmente si voleva lasciare così, ma l’impresa ha suggerito il montaggio di uno zoccolino a chiusura e si è optato per questa ipotesi per ragioni di pulizia ed estetica. E’ stato montato uno zoccolino in travertino ma di grandezza appena sufficiente per chiudere l’area (immagine 2:
    http://uploadpie.com/cwjom) con l’aiuto di un mezzo forato che permettesse un migliore aggrappo. Purtroppo dopo un paio di mesi lo zoccolino si è staccato praticamente lungo tutto il perimetro della casa. GiĂ  in un paio di occasioni si è proceduto al ripristino staccandolo completamente e migliorandone la giunzione col cappotto attraverso piĂą punti di colla: tutto inutile. Nelle immagini 3 e 4 (http://uploadpie.com/GPQPlhttp://uploadpie.com/lRAaY) si capisce cosa sta accadendo. Personalmente credo che lo zoccolino batta sul profilo in alluminio e non trovi un adeguato aggrappo: non credo però che la soluzione del sistema
    possa essere (come mi è stato prospettato) quello di mettere uno zoccolino piĂą alto. Nell’immagine 5 (http://uploadpie.com/JTWlY) metto una mia personale
    soluzione al problema. Gradirei un suo parere a riguardo, nel mentre la saluto cordialmente (tutti i file linkati rimarranno on line per una settimana da oggi, spero il sistema funzioni, è la prima volta che lo uso).

  22. […] scelto un ottimo sistema a cappotto, per qualità e spessore, abbiamo ordinato un tetto nuovo alla regola dell’arte e ci […]

  23. […] comune fissarsi come obiettivo far realizzare il così detto cappotto esterno; si è ben compresa l’utilità dell’intervento e si è deciso per il […]

  24. non sono esperto in margini. non conosco le vere vive spese dell’esecuzione di un cappotto e del materiale necessario. Se garantite un buon lavoro, ma siete piĂą caro della concorrenza, allora fate notare la Vostra buona esecuzione: < >! se volete inviarmene uno vostro in copia per visionarlo, lo leggerò via mail. saluti ivo.

  25. Avatar Lilli Ivo
    Lilli Ivo

    Vorrei sapere,come si può fare un cappotto a 30 euro compreso di intonachino, visto che io lo faccio a 45euro, il matto sono io oppure gli altri , grazie

  26. […] mio cliente ha commissionato un cappotto in eps per ottenere un futuro risparmio energetico e per risolvere un annoso problema di condensa […]

  27. piĂą che nei controlli io conto sull’aumento dell’informazione! Spesso nè committenti nè progettisti sono ben informati e la situazione è proprio come Lei la descrive: pochi lavorano alla regola dell’arte! Non mollate anche Voi! Puntate sulla qualitĂ  ad ogni costo! Il “cappotto” posato da Voi durerĂ  30anni, quello “sleale”, quello dei “furbi”, molto meno. Un’altra idea per combattere la concorrenza “sleale” è la stesura di capitolati ben scritti, ben particolareggiati, e ben dimostranti la diversitĂ  tra un’offerta e l’altra. Poi sarĂ  lavoro del progettista (o dell’esperto casaclima 🙂 ) spiegare le differenze al committente! Puntiamo sulla qualitĂ ! Quarant’anni fa l’Audi costruiva modelli così così, poi si è messa in testa di puntare sulla qualitĂ  a tutti i costi: che risultati ha ottenuto? La Fiat invece è stata “furba” ed ora per fare utili costruisce la 500 dalle parti di Auschwitz.

  28. Avatar SILVESTRI & PANAROTTO
    SILVESTRI & PANAROTTO

    Sono assolutamente d’accordo ed in linea con il profilo istruttivo di posa sopradescritto, purtroppo oggi (almeno nella nostra zona di Verona) chi lavora adottando criteri simili si trova a dover combattere con la concorrenza “sleale” di chi, e sono purtroppo tanti, non conosce o comunque non segue un ciclo applicativo in regola dalla A alla Z, perciò chi come noi porta avanti una certa condotta applicativa si trova a dover sostenere dei costi, sia di materiali e pure per l’esecuzione, che chi “bara” non ha !!!
    In riferimento a ciò, secondo me ci dovrebbero essere piĂą controlli sull’utilizzo dei materiali e sulla manodopera qualificata per tutelare i clienti finali e per gratificare nella giusta misura coloro che cercano di sviluppare ed aumentare la loro conoscenza impegnando le proprie forze per arricchire la propria esperienza professionale.
    Ringraziando porgo i miei piĂą cordiali saluti, Claudio Panarotto