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VMC nozioni - Relazione tra Covid-19, muffa e inquinamento dell'aria 1

Relazione tra Covid-19, muffa e inquinamento dell’aria

3 risposte

Sempre più studi collegano la diffusione e l’alta mortalità per Covid-19 alla elevata presenza di inquinanti nell’aria (approfondisci su Science of the Total Environment).

Quindi + biossido di azoto e + decessi per Covid-19.

Altri studi analizzano il ruolo del particolato atmosferico.

Lo studio che vorrei leggere io è invece quello sull’analisi dell’ambiente in cui vivevano abitualmente gli oltre 25mila morti italiani per mettere in relazione l’alta mortalità per Covid-19 alla presenza di muffa e inquinamento indoor.

covid-muffa

Il monossido di azoto (NO) reagisce spontaneamente con l’ossigeno dell’aria per diventare diossido di azoto NO2 quindi è un severo indice dell’inquinamento dell’aria da ossidi di azoto.

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Non dimentichiamo che lo abbiamo anche in casa se cuciniamo con i fornelli o fumiamo tabacco. E poi c’è il traffico. Insomma questo gas irritante per le mucose provoca una drastica diminuzione delle difese polmonari e ci espone maggiormente al CoronaVirus. Leggi anche questo articolo per approfondire.

covid-muffa

Ma è veramente possibile che regioni con livelli di inquinamento permanentemente elevati abbiano un numero di morti significativamente maggiore rispetto ad altre? L’inquinamento non giova alla salute?

Dal fatto che ormai tutti i comuni italiani, e moltissimi privati, e quasi la totalità delle pulizie esterne condominiali facciano uso di soffiatori a motore, ho dedotto che l’inquinamento e il particolato giovino alla nostra salute. Beh, la verità è che un soffiatore al giorno NON toglie il medico di torno. Puoi approfondire leggendo qui.

Mi sembra più che ovvio, e non solo ragionevole, supporre che potrebbe esserci

una correlazione tra l’inquinamento atmosferico e il numero di morti per Covid-19.

Ricordiamoci che l’inquinamento atmosferico causa in Italia, secondo il Report Air quality in europe 2019 dell’European Environmental Agency, oltre 75mila decessi prematuri.

Forse questa volta capiremo finalmente che la nostra biologia non ci consente di vivere in città superaffollate, inquinate, fumando e mangiando cibi industriali e raffinati in completa sedentarietà. Andate anche voi a leggere cosa dice l’associazione AMPAS.

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Pensate che le morti per coronavirus per il 78% dei casi si è verificato in sole 5 regioni, che sono anche le più inquinate.  Ma secondo voi c’è bisogno di geoscienziati per comprendere che avvelenare l’ ambiente in cui viviamo significhi avvelenare il nostro stesso corpo?

Gli inquinanti di cui parliamo sono sì esterni, ma all’interno di tante case italiane con problemi di condense superficiali e presenza di muffa esiste un elevato rischio di stress respiratorio cronico.

La muffa in casa:

E’ naturale che chi in casa lotta quotidianamente con la muffa non ha il fisico pronto a difendersi dalle infezioni da CoronaVirus.

Peccato non si approfitti degli oltre 25mila morti italiani per fare una veloce analisi dell’ambiente in cui vivevano: probabilmente lo studio restituirebbe dati interessanti per riflettere sull’inquinamento indoor, sempre sottovalutato.
Forse lo studio dimostrerebbe che non esiste solo l’associazione tra decessi Covid-19 e livelli di NO2, ma anche l’associazione tra tra decessi Covid-19  e muffa in casa.

La muffa in casa non è solo una puzzetta che lascia un cattivo aroma sui vestiti e su tutto il contenuto dell’abitazione, è la premessa di una condizione infiammatoria permanente delle vie respiratorie! è un demolitore silenzioso del nostro sistema immunitario che da quest’anno ha ben altre battaglie da vincere, per esempio quella contro il coronavirus. Puoi approfondire leggendo qui.

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Se con umidità relativa > 80% o < 20% i virus corona sono ancora attivi dopo 2 giorni a 20°C, con un’umidità relativa del 50%, per l’uomo perfettamente confortevole, solo meno dell’1% dei virus sopravvive dopo 2 giorni. Un’umidità relativa perfetta per l’uomo è tra il 40% e il 50%. 

Se stiamo bene noi, non sta bene il Coronavirus:

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Viviamo in una regione inquinata e non possiamo fare i bagagli?

Prendiamoci almeno cura del nostro ambiente interno se non abbiamo nessun potere su quello esterno. Nota bene che spesso la casa è più inquinata dell’esterno: è la stessa OMS a raccomandare l’uscita all’aria aperta, e il movimento fisico naturalmente, come indispensabili presidi di salute e di sostegno immunitario.

Il Governo italiano in questo momento di crisi non si è ricordato (come tutti gli altri paesi europei) di permettere l’uscita in solitaria o passeggiare con i bambini. Al contrario, con una incredibile durezza ha pensato di chiuderci tutti in casa per salvarci: infatti siamo morti come le mosche. C’è da domandarsi se i consulenti del Ministero della Salute siano liberi dai conflitti di interesse che possono avere con aziende del settore farmaceutico. O se sappiano che il momento quotidiano di uscita all’aria aperta rende forti e non fragili. Speriamo che almeno una cosa la sappiano: la febbre è un potente antivirale per l’organismo.

Intanto, per forza maggiore, restiamo sul divano nutrendoci di supermercati, medicinali o tabacchi, visto che è vietato andare al mercato per scegliere cosa mangiare.

Come prenderci cura del nostro ambiente interno?

Parliamo di case e non di diete, il nostro sistema immunitario dev’essere in forma e libero dalla lotta quotidiana contro i veleni di casa – come dice il dr. Lustig: “Il virus non distingue chi infetta ma distingue benissimo chi uccide”, quindi, come vivere in modo più sano dentro casa?

  1. evitare materiali isolanti che possono portare emissioni o fibre pericolose in ambiente
  2. evitare pitture murali non naturali favorendo quelle ad elevata basicità
  3. evitare impregnanti del legno pericolosi per la salute
  4. evitare pannelli da costruzione con elevate percentuali di collante
  5. evitare arredi con vernici e materiali sconosciuti
  6. evitare di cucinare con fornelli a gas senza cappa comunicante con l’esterno preferendo piastre ad induzione
  7. impostare la VMC centralizzata con 0,3 ricambi aria / ora
  8. fare corretta ventilazione manuale con apertura delle finestre più volte al giorno
  9. mantenere livelli di CO2 interna entro la concentrazione di 800 ppm
  10. mantenere livelli di umidità interna intorno al 50%
  11. sanificare dalle colonie di microrganismi gli umidificatori e condizionatori di aria
  12. fare entrare la luce negli ambienti rallentando l’aumento di microrganismi
  13. limitare all’indispensabile tendaggi e tessuti per interni
  14. utilizzare l’aspirapolvere solo con finestre aperte
  15. coltivare piante in vaso
  16. evitare di profumare gli ambienti
  17. evitare di pulire gli ambienti con prodotti contenenti candeggina o ammoniaca o ad elevata emissione di voc
  18. usare sempre il principio della precauzione

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Non avevamo bisogno del Coronavirus per diventare consapevoli dell’urgenza di interventi mirati a migliorare la qualità dell’aria eppure ci siamo trascinati fino ad oggi senza fare e ottenere un granchè.

aggiornamento marzo 2021:

Un legame tra particolato atmosferico e trasmissione del Sars-CoV-2? Uno studio pubblicato sul British Medical Journal, ha dimostrato l’interazione tra particolato e virus, isolando tracce di RNA virale nei campioni provenienti dai filtri di raccolta del particolato atmosferico prelevati in provincia di Bergamo.

Se volete approfondire potete leggere Analysis of the Chemical and Physical Environmental Aspects that Promoted the Spread of SARS-CoV-2 in the Lombard Area.

E dopo il Coronavirus?

Siamo disposti a cambiare le nostre abitudini? La Pubblica Amministrazione sa dove concentrare gli interventi per migliorare la qualità dell’aria?

Non abbiamo più scuse per continuare a comportarci in modo così sciocco e maleducato verso l’ambiente. Il nostro pianeta potrebbe anche riattivare il proprio sistema immunitario e scacciarci definitivamente come specie non gradita.


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autore: Federico Sampaoli


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federico sampaoli espertocasaclima

copywriter, content creator & web editor – Federico Sampaoli  consulente tecnico per l’isolamento termico dell’involucro edilizio

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3 risposte a “Relazione tra Covid-19, muffa e inquinamento dell’aria”

  1. scommetto anch’io di no. abbiamo già vinto la scommessa.
    da ieri il traffico è già riesploso, la giostra ricomincia.
    beh, è stato un bel periodo. strade vuote, auto spente, tanto silenzio, uccellini ovunque, concerti di merli ogni pomeriggio e senza biglietto

  2. Mi permetto qualche critica:
    1. In città sovrappopolate come Milano distanziamento sociale e passeggiate all’aperto non sono compatibili quindi non criticherei troppo il governo.

    2. Hai parlato dei fornelli a gas ma non della biomassa e dei caminetti aperti che sarebbero vietati ma sono ancora usatissimi.

    3. mantenere livelli di CO2 interna entro la concentrazione di 800 ppm
    In tanti posti è impossibile.
    In città, nelle strade trafficate è facile trovare 600ppm all’esterno.
    Nella sala d’aspetto del medico trovo normalmente oltre 1200ppm
    In ambienti chiusi in occasioni di ritrovi e feste trovo valori dai 2000 fino ad oltre 3000.

    Serve a poco il vaccino contro l’influenza con queste pessime abitudini… Ed infatti non ci ha difeso dal Covid!
    I vaccini ci difendono da una decina di malattie, una buona qualità dell’aria ci difenderebbe da tutte.

    Ed infine l’unica vera critica:
    “questa volta capiremo…” Scommettiamo di no? Si troverà un capro espiatorio tipo “la colpa è dei cinesi”

  3. Concordo al 100%!